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Mi
chiamo Poonam e sono una ragazza di dieci anni del villaggio di
Madhopurkesho; frequento la sesta classe. La nostra comunità è trattata
veramente male dagli altri, come se non fossimo esseri umani. Una
volta, a scola, non c’era abbastanza farina per preparare il pane
destinato al nostro pasto di mezzogiorno, offerto dal governo. Io ho
detto che avrei portato la farina da casa mia, ma l’insegnante me lo ha
vietato, dicendo che non avrebbe mai mangiato qualcosa preparato con
farina proveniente dalla mia casa. Sono tornata a casa e ho chiesto a
mia madre cosa voleva dire “intoccabile” e perché l’insegnante non
voleva mangiare il nostro cibo. Mia madre sa molto a proposito di
questo problema, perché partecipa al programma di istruzione
organizzato da SSEVK nel nostro villaggio e si era unita al Forum per
lo sviluppo dei Musahar. Mia madre ha detto che questo non era giusto.
Mia madre, Anju Devi, ha ritenuto che questo fosse un insulto per me e
per la dignità della famiglia. Ha raccontato agli altri membri della
comunità ciò che era accaduto e, il giorno successivo, lei ed altri
membri della comunità si sono recati a scuola a parlare con
l’insegnante, spiegandogli che, con il suo comportamento, aveva
commesso un errore. Ma egli è rimasto fermo nelle sue convinzioni. Mia
mamma ha detto all’insegnante che avrebbe presentato un reclamo al
dipartimento dell’istruzione, e anche il capo del villaggio è
intervenuto. A questo punto l’insegnante si è scusato per il suo
comportamento e, il giorno seguente, ha mangiato il cibo cucinato da
noi. Ora l’insegnante mi considera una brava ragazza e mi tratta meglio
di prima: quando mi chiede mi sorride e mi chiede quando lo inviterò
nuovamente a mangiare cibo preparato da me. |
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