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Prima di unirmi al club, come molti altri nella mia comunità, non conoscevo le cause della malattia. Ad un certo punto mi hanno fatto credere che solo chi vive una vita immorale può ammalarsi. E per questo guardavo le persone infette dall’alto in basso. Non mi avvicinavo ai bambini i cui genitori erano sieropositivi, pensando che se lo avessi fatto sarei stato contagiato, perché non sapevo come si trasmette. Li insultavo e qualche volta li prendevo in giro per la malattia dei loro genitori. Poi è accaduto qualcosa che ha cambiato la mia vita. Un giorno, alcuni operatori di ActionAid e CAD sono stati invitati a parlare della malattia e della necessità di rispettare i diritti dei malati. Dopo il discorso mi sono sentito così in colpa per il mio comportamento verso le persone malate e anche verso i miei amici rimasti orfani a causa della malattia, che quando siamo stati invitati a creare un club per educare i nostri compagni sull’HIV/AIDS sono stato fra i primi tre studenti a offrirmi volontario. Dopo una serie di corsi organizzati da ActionAid ho capito che l’HIV/AIDS, come ogni altra malattia, può colpire chiunque, indipendentemente dallo status sociale, e che le persone colpite sono uguali a tutte le altre e meritano di essere rispettate. Che dobbiamo anche mostrare compassione per i malati, per aiutarli a vivere più a lungo e allontanare da loro la tentazione di contagiare altre persone. Grazie ad ActionAid e CAD per averci mostrato la giusta strada.