Adozione a distanza

Grazie di cuore da A. e da tutta la sua comunità, perché è un giorno importante per tutti loro! Pensare al proprio futuro e di poterlo costruire con le proprie mani è stata per anni la loro speranza. Oggi si sta realizzando e ci riempie di gioia poter dare questa notizia proprio a te, perché il tuo sostegno è stato fondamentale in tutto questo.
Inizia un nuovo cammino che queste persone possono concretamente costruire in autonomia e consapevolezza. Grazie ai risultati raggiunti in questi anni, alle capacità e alle conoscenze acquisite, ora sono in grado di portare avanti autonomamente i progetti realizzati insieme.
Come ti ho anticipato nell'ultimo notiziario che hai ricevuto, desidero confermarti che il nostro lavoro con la comunità in cui vive A. è terminato il suo sostegno a distanza non può continuare. Dopo tanti anni passati insieme a fianco suo ed è tutta la comunità, spero di riuscire a trasmetterti il valore di questo grande cambiamento e la gioia per averlo raggiunto con tanto impegno. È la loro gioia che ci incoraggia a fare sempre di più per cambiare in meglio la vita di tanti altri bambini, uomini e donne.
So che possiamo contare su persone come te, che credono in un mondo più giusto e che lo dimostrano continuando a sostenere il nostro lavoro. Per questo mi permetto di inviarti la cartellina personale di S.
Spero di cuore che tu voglia rimanere accanto alla sua comunità, continuando a sostenere il nostro lavoro.
Puoi avviare subito il sostegno di S, senza dover compilare alcun modulo. Continuerai a ricevere informazioni e aggiornamenti di S. che ti faranno conoscere la sua vita e il lavoro che porteremo avanti insieme, nella sua comunità.
Iniziamo un nuovo cammino accanto alle famiglie di questa comunità per costruire il futuro insieme e possiamo farlo anche grazie a persone come te
Un abbraccio,

Sandeep Chachra
Direttore

I messaggi di A.

Aggiornamenti da Nalanda




Comunicazioni di ActionAid


A. è nato nel 2003 a Bakra nello Stato di Bihar. Vive nel villaggio di Bakra, situato nel distretto di Nalanda, in una casa fatta di fango e paglia, insieme ai suoi due fratelli, alle quattro sorelle e ai genitori. La sua famiglia non possiede alcun terreno. Per i Dalit, avere terra di proprietà è un sogno. Solamente il 2% ne ha per uso agricolo. La famiglia di A. non possiede neppure capi di bestiame. Il governo costruisce e gestisce i pozzi nei villaggi, ma i tempi di approvazione per la costruzione di pozzi sono molto lunghi e nel caso di malfunzionamento la gente deve rivolgersi ai rappresentanti governativi per la riparazione. Le malattie più comuni sono quelle legate all'acqua inquinata e alla mancanza di cibo: dissenteria, epatite e anemia sono all'ordine del giorno. I più poveri si rivolgono ai guaritori tradizionali senza esperienza e preparazione.
A. frequenta la scuola dove può ricevere un'istruzione di base, anche se le poche scuole esistenti sono fatiscenti affollatissime e solo poco più della metà ha servizi igienici. A. parla Magahi. Il Magahi è la lingua più diffusa. Solo le persone che sono andate a scuola sanno parlare anche Hindi. La famiglia di A. è musulmana. La maggior parte delle famiglie Dalit, appartenenti alla casta più bassa, segue la religione Induista.


La regione di Nalanda


Fino a poco tempo fa era conosciuto nel mondo come la culla della pace e della non violenza, della conoscenza e saggezza, luogo di nascita di Buddha, che sempre qui vi trovò la strada dell'illuminazione. Oggi quell'antico splendore è solo un lontano ricordo, corruzione, povertà e degrado hanno preso il suo posto. La ricchezza è nelle mani di pochi uomini del mondo politico o dell'amministrazione pubblica. Senza alcuno scrupolo e preparazione governano uno Stato che ormai è tra i più poveri di tutta l'India.

Questo era ed è lo Stato di Bihar, nell'estremità orientale del Paese. Qui, 3 persone su 4 vivono grazie all'agricoltura, ma il 35% può essere definito povero, potendo contare su meno di un euro al giorno. L'area in cui lavoriamo è nel distretto di Nalanda, dove si trovano le rovine della più antica università del mondo, risalente al V secolo a.C.. Il paradosso più evidente è che proprio qui, oggi più della metà della popolazione è analfabeta. Il dato diventa ancora più allarmante tra le donne: solo il 33% sa leggere e scrivere.

E dietro all'analfabetismo si apre un mondo fatto di sfruttamento, violenza, discriminazione di ogni sorta. Fin da piccole, il tempo per giocare è pochissimo: bisogna aiutare la mamma, badare ai fratelli più piccoli, cucinare, andare a prendere l'acqua, raccogliere la legna.. all'ora di cena, prima mangiano gli uomini di casa, poi la mamma e le bambine quello che rimane. Una tradizione crudele, che non cambia neanche se una donna sta male, se è incinta o anziana. La scuola è un sogno irrealizzabile.

Si cresce, si diventa mogli prestissimo (più della metà delle ragazzine si sposa prima dei 19 anni), ma neanche nella nuova famiglia si trova il rispetto. Il 60% delle donne subisce violenze in casa. Le mogli lavorano nei campi ma con uno stipendio che è quasi la metà di quello percepito dagli uomini. Il contributo che danno alla famiglia non è riconosciuto da nessuno. Non dispongono del denaro che guadagnano e non possono acquistare né un terreno né una casa.

Quando appartengono alla casta Dalit, la più bassa secondo il sistema delle caste in India, le discriminazioni diventano ancora più gravi, insopportabili e radicate.

Sono 60 i villaggi in cui abbiamo cominciato a lavorare al fianco di un'organizzazione locale che da 30 anni si batte per il riconoscimento dei diritti di tutte le persone senza distinzione di casta, sesso o religione. Lo fa attraverso un Forum di Donne, il MAM, che conta ad oggi più di 2000 membri.

Prima figlie, poi mogli e madri, le donne devono poter contare sulle risorse, devono poter lavorare a una paga ragionevole, denunciare chi abusa di loro, andare a scuola e studiare.  Vogliamo poter agire su questi fronti perché sappiamo che il fulcro della famiglia e della società sono le donne che devono però avere i diritti basilari per poter migliorare le cose.


Molte delle discriminazioni di cui sono vittime fanno parte di una cultura patriarcale molto radicata. Per combatterle, sin da subito inizieremo a organizzare campagne di sensibilizzazione che coinvolgeranno uomini, giovani e anziani. Le donne saranno aiutate a formare dei gruppi per discutere dei loro problemi e cominciare ad affrontarli concretamente. Ad esempio il problema delle violenze domestiche sarà trattato condividendo esperienze e dando supporto legale affinché possano essere denunciati i colpevoli.

Esistono dei sussidi del governo, come le tessere "annonarie" e i programmi statali che assicurano almeno 100 giorni lavorativi in un anno, di cui la gente, e soprattutto le donne, non sono al corrente. Per questo spiegheremo loro come accedervi e le affiancheremo praticamente nella presentazione delle richieste formali.

Anche tra i bambini promuoveremo una cultura del dialogo formando dei gruppi in cui ci sia la possibilità di confrontarsi liberamente, sia a scuola che nei villaggi. L'importanza dell'istruzione sarà al centro di molte campagne di sensibilizzazione. Verranno identificati i bambini che non vanno a scuola per spingere le loro famiglie a iscriverli e si controllerà periodicamente la frequenza. Le scuole saranno monitorate con attenzione per garantire il buon funzionamento delle mense e delle visite mediche per gli studenti.