CARRARA alla scoperta del marmo |
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La cava di Fantiscritti
si chiama così perchè lì vi hanno trovato un
reperto archeologico risalente all'età romana. Questo reperto
è una tavola di marmo bianco con un bassorilievo che rappresenta
Giove al centro, Bacco alla sua sinistra ed Ercole
dall'altra parte, da questo viene il nome di Fanti, cioè ragazzi, scritti perchè
intorno a questa figura ci sono delle iscrizioni datate di famosi
scultori. Questa tavola, che si trova nel museo all'aperto delle Cave
di Carrara , non è l'originale, ma una riproduzione, quella vera
e propria si trova all'Accademmia delle Belle Arti.
(Greta - Davide)
Per tagliare il marmo usano il filo diamantato che con una macchina speciale viene fatto scorrere molto velocemente e mentre scorre taglia il marmo. (Manuel) STRUMENTI DI LAVORO Per
staccare il marmo dalla montagna si usa la dinamite che crea una
crepa nella roccia, poi con il filo diamantato si tagliano i fianchi
del blocco, mentre con una sega lunga tre metri si taglia la base.
Infine con l'aiuto dei cuscini ad aria compressa si fa ribaltare il
blocco su una montagna di ghiaia che successivamene viene portata via.
(Andrea C -Gicomo C - Gicomo D - Matilde - Elisa - Sara)Nell'antichità invece usavano la sega con meccanismo di ritorno: due persone si mettevano ai lati del blocco di marmo e spingendo avanti e indietro la sega tagliavano la pietra. Appese alla sega vi erano anche due grosse pietre che aumentavano la forza dello strumento, così si riusciva a tagliare di più, ma non più di due o tre centimetri al giorno. Nei
tempi antichi il marmo tagliato veniva messo su carri trasportati da
buoi e portato al porto, caricato sulle navi e commerciato in tutto il
mondo. I buoi venivano utilizzati sia in salita che in discesa, in
questo caso ricorrevano a un sistema autofrenante per evitare che il
peso del marmo schiacciasse gli animali. Essi venivano messi in coppia
e generalmente posizionati in file di sei o otto. Il blocco più
grosso di marmo fu trascinato a valle da più di trenta
buoi.
(Andrea B - Andrea C - Giacomo D - Matilde - Angelo)
Quando le discese erano troppo ripide per poter usare i buoi, il blocco, posto su una slitta, veniva legato ad un argano e fatto scivolare su assi di legno insaponate. Per frenarli si utilizzavano i piri, dei ceppi di legno infilati nella pietra attorno a cui si arrotolava la corda di ferro che avrebbe frenato la slitta. (Andrea C - Giacomo D)
(Nicolò) (Andrea C - Giacomo D - Nicolò)
Tra
i reperti archeologici di Luni ci sono diversi mosaici ritrovati nella
Villa, detta appunto, dei Mosaici, all'esterno del Foro. Questi erano
usati come pavimento, ma ne sono stati riportti alla luce solo una
parte. Un mosaico rappresenta il viso di Oceano, un dio romano, dalla
sua barba si creano diversi tipi di pesce come aragoste, polipi (4), delfini(2) e torpedini (3).
La barba di Oceano è fatta con tesserine colorate dalle diverse
gradazioni di blu e grigi, le tesserine hanno forma irregolare e sono
fatte di marmo. Alla destra della faccia di Oceano c'è una ninfa
che cavalca un delfino (6).
(Greta)
L'anfiteatro era composto da gradinate fatte in pietra. Tutto intorno c'erano dei portici che erano coperti dal tetto, mentre le gradinate erano totalemte allo scoperto, anche se spesso venivano riparati con tendoni. Al centro venivano fatti entrare gli schiavi che erano costretti a combattere tra di loro, ma anche contro dei leoni. Il pavimento era in terra battuta. Verso l'interno del monumento, dai lati, c'erano delle stanze per le bestie e si vedono ancora bene le colonnate che lo tenevano in piedi. Oggi è rimasto in piedi solo il 20% dell'anfiteatro. (Beatrice - Nicolò - Greta - Filippo - Manuele)
Nel
Museo di Luni ci sono molti resti delle Domus: monete, piatti,
anfore, mosaici e statue. Uno di questi busti rappresentava l'armatura
di un soldato.
(Giulia - Natasha - Sara) |
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Come doveva essere Luni nel pieno del suo splendore |
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