Gilberto Govi

Amerigo Armando era il vero nome di Gilberto Govi, simbolo del teatro genovese. Nacque il 22 Ottobre 1885 da una famiglia di origine mantovana.

 La sua famiglia era di ceppo emiliano: il padre, ispettore delle ferrovie, era modenese, la madre di Bologna; secondogenito, dopo Amleto,  era nato in una casa di via S. Ugo e, nella città nativa, frequentò l'Accademia di belle arti, dove ebbe modo di coltivare la sua passione per il disegno..

Appassionato di teatro recitò fin da ragazzino e l'amore per questa forma d'arte

lo indusse ad iscriversi all'Accademia filodrammatica italiana. 

Sembra sia stato lo zio Torquato, fratello della madre, che era burattinaio, a suscitare 

nel Govi ancora bambino, la passione per il teatro: a soli dodici anni aveva cominciato a 

recitare nel teatrino parrocchiale del curato di S. Rocco e, dopo un paio di anni, si unì alla 

filodrammatica che operava nel teatro Andrea Podestà.

Qui, su iniziativa di Davide Castelli, attorno al 1914, cominciò a recitare in alcune 

commedie fino a che, due anni dopo, i "dialettali" guidati da Govi vennero espulsi 

dall'Accademia (l'attore venne poi riammesso, come socio onorario, solo nel 1931).

Formò quindi una nuova compagnia: la "Compagnia dialettale genovese", ed iniziò ad 

esibirsi nei maggiori teatri genovesi, tentando la prima sortita a Torino nel 1917. Il 

successo a livello nazionale arrivò nel 1923 quando Govi presentò al teatro 

Filodrammatici di Milano la commedia "I manezzi pe maja na figgia". 

Dal 31 dicembre 1923, dopo il successo milanese, lascia il mestiere di disegnatore per 

dedicarsi totalmente alla vita di attore.

Nel 1926 per la prima volta la compagnia di Govi espatriò, chiamata in Sudamerica dai 

rappresentanti delle folte comunità di immigrati genovesi; in aprile giunse a Buenos Aires, 

dove rimase tre mesi al teatro Marconi. La trasferta, oltre a regalargli l'oramai consueto 

successo, fu anche positiva sul piano economico, procurando a Govi il denaro sufficiente a 

comprarsi un appartamento. Contemporaneamente, si crearono dissapori e gelosie nella 

compagnia, da cui alcuni elementi si dissociarono; ciò non preoccupò più di tanto Govi, il quale

si limitò a provvedere alle necessarie sostituzioni, continuando tranquillamente la propria 

attività.

Sua partner nella scena fin dalla prima "Compagnia dialettale" e dal 26 settembre 1917, 

anche nella vita, fu Caterina Franchi Gaioni.

Govi presenta sui palcoscenici di tutto il mondo 78 commedie (alcune delle quali 

registrate dalla televisione italiana e incise anche su vinile) tra le quali si ricordano 

"Pignasecca e Pignaverde", "Colpi di timone", "Maneggi per maritare una figliola".

La carriera di Gilberto Govi lo vede impegnato anche in quattro film: "Colpi di timone"

(1942), "Che tempi!" (1947), "Il diavolo in convento" (1950), "Lui, lei e il nonno" (1961).

Govi per gli spettatori di mezzo mondo rappresentava il vero genovese: furbo, sorridente 

e rude. Sulla scena, arricchiva di umori genovesi i testi delle commedie del teatro dialettale 

raccontando il carattere del ligure come un coesistere di opposti.

Gilberto Govi morì a Genova il 28 aprile 

1966.

(VB)