Castello Principesco
Conca della Campania a Caserta lega le sue origini ai monaci benedettini
della celebre Abbazia di Montecassino, i quali, già nell' VIII secolo,
scoprirono la fertilità di queste terre e la salubrità del clima, iniziando una
massiccia opera di bonifica, costruendovi i primi villaggi e case coloniche,
nonché il possente maniero denominato "Pilanum", che fu la loro
iniziale dimora.
Intorno all'anno 1000 i benedettini costruirono un altro castello a protezione
del primo, che fu più volte fatto segno di tentativi d'invasione per la sua
vulnerabile posizione. In questa seconda fortezza, visibile ancora oggi al
centro del paese abitarono per circa duecento anni, con un percorso storico
denso di avvenimenti.
Dieci secoli di vita hanno cambiato inevitabilmente qualche connotato
all'antico maniero, come la torretta di avvistamento, che oggi si presenta
decapitata, seppure rimangono le caratteristiche feritoie. Nell'atrio che apre
al grande cortile interno è ancora parzialmente visibile un pregevole affresco
raffigurante un Abate di Montecassino mentre riceve in udienza il clero
diocesano. Questo dipinto, che abbraccia una parete è chiaramente successivo
alla costruzione del castello ed è un eloquente riferimento ai monaci
fondatori. Il portale d'ingresso è della stessa epoca degli affreschi (sec.
XVI), fatto costruire a protezione di uomini e cose, quando prima ci pensavano
le guardie.
La fortezza
aveva alcuni passaggi segreti, uno dei quali la metteva in comunicazione con il
castello di Riardo, un altro portava oltre le mura di cinta , nella zona bassa,
ancor oggi denominata "Rivo", un altro ancora comunicava con il
quattrocentesco monastero domenicano, poco distante.
All'inizio del XVI secolo, il principe del tempo, Matteo De Capua, commissionò
ad un rinomato pittore trittico su tavola, riproducente la Madonna delle Grazie al
centro, ed ai lati San Pietro e San Paolo, contitolari della Collegiata di
Conca. L'opera fu installata nella cappella del castello dove rimase fino al
1770, epoca in cui si insediò il principe Carlo Invitti, il quale, prima ancora
di prendere possesso del castello, donò il dipinto alla Collegiata di Conca
allo scopo di accattivarsi le simpatie del popolo.
Nel 1592 fu ospite del castello Torquato Tasso, che vi rimase per circa tre
mesi, pienamente soddisfatto del clima e del paesaggio, che, evidentemente, gli
ispirarono i versi adatti alle sue composizioni poetiche.
Oggi la struttura è in fase di restauro.
MANUELE (VA)
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