Giangurgolo

BEATRICE

Giangurgolo è una maschera calabrese dalla commedia dell’arte. Alcuni studiosi sostengono che il suo nome deriva da Gianni Boccalarga o Gianni Golapiena: 
 si distingue dalle altre per la fame, l’ingordigia, l’avidità insaziabile di cibo che l’accompagna costantemente.

Disposto a tutto pur di arraffare qualcosa con cui saziarsi, anche a costo di rubare, se gli capita l’occasione . Poi é pronto a giurare di non aver visto o sentito niente, perché Giangurgolo oltre che bugiardo si rifiuta di affrontare qualsiasi responsabilità: tanta la fame, ma tantissima la paura.

L’origine di questa maschera è incerta, ma le fonti letterarie sulla rappresentazione di Giangurgolo dicono che essa sarebbe nata a Napoli. Risale al 1618 la notizia di un attore che a Napoli lavorava nelle vesti di  Capitan Gingurgolo. Successivamente la maschera fu importata a Reggio ed in Calabria per mettere in ridicolo le persone che imitavano i cavalieri siciliani “ spagnoleggianti “, infatti intorno alla metà del XVII secolo, quando la Sicilia fu data ai Savoia vi fu una massiccia migrazione di nobili spagnoli siciliani verso la città di Reggio dall’altra parte dello stretto, e la maschera sarebbe stata dunque adatta a questi nobili siciliani.

Questa maschera calabrese ha, piantato in mezzo alla faccia,  un grosso naso deforme, la sua voce é stridula ed il suo modo di camminare é rigido e sgraziato. La simpatica maschera calabrese ha lasciato ormai da tempo i palcoscenici e la si può ritrovare solamente in qualche spettacolo dialettale di burattini.

BEATRICE (VA)