La leggenda del vecchietto  e del pesce luminoso
C'era una volta, raccontano gli Abruzzesi, un povero vecchietto che lavorava molto, ma che viveva, con la moglie, nella più squallida miseria.
Un giorno, mentre lavorava sospirando e brontolando, gli si presentò un signore dalla lunga barba bianca, che lo volle aiutare e gli consegnò una borsa con cento ducati d'oro. Il contadino, tornato a casa, nascose il gruzzolo in mezzo al letame  la sua fortuna sarebbe stata al sicuro.
Il giorno dopo andò a lavorare come sempre; quando tornò a casa, la sera, trovò la tavola insolitamente imbandita. La moglie aveva venduto il letame.Il povero uomo gridò fuori di sé per la collera.
Il giorno dopo, il vecchio, lavorando nel bosco, piangeva e sospirava più del consueto.
Tornò il buon vecchio che per la seconda volta gli diede cento ducati.
Il vecchio, questa volta, li nascose sotto la cenere senza dire nulla alla sua donna. Ma volle il caso che la moglie vendesse la cenere.
Il povero contadino più sconsolato del solito si recò nuovamente nel bosco, l'uomo misterioso non gli diede più dei soldi, ma gli consegnò un sacchetto contenente uno strano dono: ventiquattro rane.

ANDREA C.

Il vecchietto le barattò con un gran pesce; la sera, perché stesse fresco, lo appese fuori dalla finestra e si accorse con stupore che emanava una vivissima luce.
Di notte ci fu burrasca. I pescatori, smarriti nel buio, scorsero la luce del pesce e si orientarono; così furono salvi.
Riconoscenti portarono al vecchio metà del ricavato della loro pesca. Da allora il pesce lucente rimase al suo posto, come un primitivo faro. E il vecchietto, con i doni dei pescatori suoi amici, non seppe più che cosa volesse dire la miseria e la fame.