Aggiornamenti da Nalanda |
Droupadi: mai più lontani Chapoli è uno dei milioni di piccoli villaggi indiani. Le famiglie vivono di quello che riesco a coltivare. Una volta finita la dura stagione dei raccolti, le famiglie restano senza impiego e senza entrate. Qusto costringe gli adulti a migrare nella città più vicina, goa, in cerca di un'occupazione. I lavori che trovano sono generalemnte alla giornata, con stipendi molto bassi e incerti. In città devono arrangiarsi a vivere, mangiare e dormire dove capita. I bambini, invece, vengono lasciati al villaggio di origine con i nonni, quando ci sono, o affidati a qualche vicino di casa, ai fratelli più grandi o a se stessi. Per questo noi di ActionAid informiamo le famiglie dell'esistenza di un programma statale che sostiene le persone più povere, con l'obiettivo di garantire 100 giornate di lavoro retribito. Grazie alle attività di sensibilizzazione, a Chapoli sono già state sostenute 60 persone. "Quest'anno, per la prima volta dopo tanto tempo, io e altre mamme del mio villaggio siamo rimaste insieme ai nostri bambini. È stato un grande sollievo per me e anche per i miei bimbi, che hanno iniziato ad avere risultati migliori a scuola. Una mamma non dovrebbe mai essere costretta a lasciare i propri figli e io adesso sono felice di non doverlo più fare!"- racconta con emozione Droupadi, 35 anni, mamma di tre bambini. |
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Shashi: stop alla violenza domestica Nell'area
di Betul si registrano fino a 1700 casi di violenza domestica ogni
anno. Le principali cause sono l'assetto patriarcale della società,
povertà, migrazione, emarginazione e disagio sociale, che sfocia in
violenza sui più deboli. Insieme alle donne indiane, abbiamo deciso di
dire basta a tutto questo. Ben 1500 persone sono già state coinvolte in
incontri di sensibilizzazione e tante donne hanno preso parte a gruppi
di auto-aiuto, in cui condividono i loro problemi e possono chiedere
supporto, anche legale. Oggi sono attivi 50 gruppi di donne in 50
villaggi.
"Il mio nome è Shashi, ho 26 anni e tre anni fa mi sono sposata. Poco dopo il matrimonio, ho dato alla luce la mia prima figlia. ero molto felice per la nascita di una bambina, ma mio marito no, lui voleva un maschio. Dopo alcuni anni ho partorito un'altra bambina. mio marito era sconvolto, ha iniziato a essere violento e un giorno mi ha sbattuta fuori casa. Ero sola a crescere le mie bambine, e non essendo iscritta all'anagrafe, non potevo chiedere aiuti statali. Poi un giorno ho partecipato a uno degli incontri organizzati da ActionAid nel nostro villaggio: le donne del gruppo mi hanno aiutata molto, parlando anche con mio marito. Alla fine lui mi ha chiesto di perdonarlo e di poter tornare a casa. Il suo atteggiamento è molto diverso ora, si prende cura di noi! Non credevo si sarebbe messo tutto a posto e invece il mio sogno è diventato realtà" |
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